A scuola con Lidia Menapace
Corso di formazione destinato a docenti e dirigenti
Per contrastare la violenza maschile sulle donne non bastano raccomandazioni, repressione o buoni propositi.
Occorre indagare la stratificazione storica dei dispositivi profondi che agiscono nella singolarità delle vite e nelle relazioni tra i sessi, deposito strutturale nella mentalità, nelle convenzioni sociali e nelle leggi che regolano le società da qualche millennio.
Dedichiamo perciò questa giornata di formazione a Lidia Menapace di cui, nell’anno appena trascorso, si è celebrato il centenario della nascita (3 aprile 1924), perché il suo pensiero ci offre ancora tracce da seguire, intuizioni da sviluppare, una storia generativa da conoscere, elementi di guida pratica per orientarci nel presente.
Lidia Menapace ha attraversato la storia del nostro paese vivendola in prima persona nella scelta attiva che l’ha portata ad essere giovanissima partigiana nella Resistenza, politica e insegnante dentro la contestazione del ’68, protagonista nel femminismo con la sua capacità di essere sempre singolarità collettiva, presente in luoghi istituzionali, fino al Senato della Repubblica, ma soprattutto Maestra nella politica diffusa in migliaia di occasioni e luoghi di una società civile costituita soprattutto da donne.
Antifascista, femminista, laica, pacifista che non ha mai smesso di contrastare, in ogni campo, in ogni occasione, in ogni luogo sociale e politico, quel rapporto asimmetrico tra uomini e donne che si struttura, quasi inconsapevolmente, in un linguaggio che riduce all’uno (soggetto singolare maschile falsamente neutro) ogni espressione culturale, osservando come l’uniforme, il dominio dell’UNO, diventi un abito mentale costrittivo che si stratifica nell’immaginario, con quel linguaggio militare che sostanzia la violenza reale fino alle guerre.
Il genocidio simbolico del femminile nella lingua e nelle strutture discorsive porta inevitabilmente alla violenza reale sulle donne, sosteneva Lidia.
Ci richiamava fin dagli anni ’80 a riconoscere la natura non emergenziale della violenza maschile sulle donne, che i continui femminicidi portano oggi all’attenzione dell’opinione pubblica e al (tardivo) riconoscimento del fenomeno da parte delle Istituzioni.
Di fronte alle notizie, così numerose che ci lasciano nell’incredulità, il richiamo ad una necessaria e profonda trasformazione culturale è quasi d’obbligo ed è conseguente la chiamata all’impegno della scuola.
Si richiama la scuola al suo compito culturale di formazione di cittadine e cittadini che possano crescere nei valori affermati dalla Costituzione ma contemporaneamente si mortifica la struttura scolastica imponendole procedure di tipo aziendalistico, mortificando il valore del lavoro insegnante che è fondato, prima di tutto, sul dialogo educativo per il quale occorre tempo adeguato e possibilità di proporre ogni sapere come parte integrante di una riflessione sull’esistenza di ogni bambina e ogni bambino, ogni ragazza e ogni ragazzo che crescono misurandosi col mondo reale in un territorio concretamente e collettivamente abitato.
Il sessismo non è solo un problema di mancanza di informazioni sulle donne, ma è la forma stessa delle strutture disciplinari, sedimentato in un linguaggio neutro che, nascondendo l’esistenza storica delle donne, mistifica e falsifica la storia umana nella realtà vissuta da ogni collettività in quella costruzione dei processi stessi della conoscenza di cui vogliamo tracciare la memoria.
Lo scritto, di Lidia, intitolato ‘Le donne invisibili’ iniziava con l’analisi della violenza sessuale e della violenza domestica e concludeva: “Poiché tutto ciò non avviene meccanicamente e trova ostacoli profondissimi nelle pieghe etiche e di pensiero, di logica, da tempo impresse nei nostri cervelli, il lavoro da fare appare talora persino eccessivo per una generazione. Infatti, durerà.”
Qual è il ruolo della scuola in queste “impressioni” e noi, formatrici e formatori, cosa vogliamo fare, come ci posizioniamo rispetto alla responsabilità verso le nuove generazioni che ci crescono accanto e rispetto ai dettami dell’istituzione, spesso contraddittori?
Le tre associazioni che promuovono questo corso, come occasione di riflessione a più voci, sono depositarie di una storia d’origine di donne e uomini che hanno sognato e realizzato la repubblica democratica misurandosi con la realtà dentro una visione del futuro espressa in una Costituzione la cui storia ci può ancora guidare.