Dal 18 al 20 febbraio si sono tenuti a Roma gli Stati Generali della Scuola organizzati dall’Unione degli Studenti Medi che, coincidendo anche con una fase importante di mobilitazione studentesca, hanno attratto l’interesse dell’opinione pubblica. I lavori sono stati organizzati in gruppi tematici fra i quali quello su “salute e benessere psicologico”, gruppo al quale ho partecipato provando a dare un contributo. I racconti dei ragazzi sono stati molto interessanti soprattutto perché sintetizzano due fatti: la condizione adolescenziale vissuta e agita dentro la scuola della pandemia. Emerge un tema fondamentale: la carenza di ascolto nei loro confronti da parte del mondo adulto, sia quello organizzato della scuola che quello emotivo, fatto dai familiari e gli affetti più vicini. Questa carenza di ascolto si traduce in una grande incertezza nel collocare sé stessi nel futuro, attraverso un percorso fatto di tappe e di costruzione del sé, consegnando ciascuno al rischio della solitudine.
La FLC CGIL dal maggio 2020 rivendica investimenti straordinari per la scuola, fatti di strumenti e personale (http://www.flcgil.it/scuola/coronavirus-la-scuola-al-centro-delle-proposte-della-cgil-per-la-ripartenza-del-paese.flc). Nel settembre del 2020 l’Associazione Proteo Fare Sapere lanciò l’idea di un protocollo pedagogico al fine di creare esattamente le condizioni per affrontare anche il disagio (http://www.flcgil.it/attualita/un-protocollo-pedagogico-per-il-ritorno-a-scuola.flc), successivamente proprio in questo periodo si è cominciato a discutere degli effetti della pandemia secondaria (http://www.flcgil.it/attualita/allarme-rosso-per-infanzia-e-adolescenza-una-riflessione-di-dario-missaglia-presidente-di-proteo-fare-sapere.flc): abbiamo bisogno di mettere insieme tutte queste riflessioni, le nostre intelligenze e costruire proposte vere e concrete che nell’intervenire sulle pratiche pedagogiche comincino a costruire risposte per i nostri ragazzi. Dobbiamo mettere insieme tutti i soggetti, a partire dagli studenti, che vogliono lavorare e contribuire a questi temi: una alleanza tra associazioni, istituzioni, comunità educante, insieme per cambiare le condizioni dell’ascolto e della relazione, per favorire il processo educativo. La FLC CGIL e Proteo Fare Sapere sono disponibili fin d’ora a costruirla.
L’incomunicabilità tra generazioni è un tratto comune anche con altri periodi storici, ma l’importanza della condizione segnalata oggi è che avviene dentro la fase pandemica, in una società segnata da individualismo e competizione. Mancano in generale luoghi dove i ragazzi possano riflettere sulla propria condizione trovando orecchie amiche e l’attenzione necessaria ad intraprendere le azioni utili ad invertire una condizione di difficoltà. La scuola, la sua comunità, è sicuramente vissuta come una possibile opportunità, ma emergono più le criticità che i lati positivi: infatti l’organizzazione scolastica non sempre è in grado di cogliere la fittissima rete di relazioni presente in essa, privilegiando ancora approcci nozionistici e disciplinaristi. Ecco che allora il successo o l’insuccesso scolastico dentro a questo processo assume una dimensione che condiziona il futuro fino a renderlo completamente nebbioso. In questo contesto ritengo che non si debba perdere altro tempo a ripensare e ricostruire una scuola in grado di ascoltare e valorizzare l’insieme della sua comunità: questo non solo farebbe bene ai ragazzi, ma può valorizzare di nuovo il ruolo del suo personale, a partire dalla nuova leva di docenti che si stanno affacciando a questa professione, motivandolo e sostenendolo con atti concreti. Le buone pratiche non mancano e pure esistono esperienze significative: si tratta di dare priorità alla relazione educativa piuttosto che a molti atti burocratici a cui la scuola è soggetta per dimostrare la propria qualità. Stiamo uscendo da tre anni scolastici caratterizzati dalla pandemia e dalle misure per contenere i contagi: abbiamo bambini della scuola dell’infanzia che ricorderanno il loro triennio come caratterizzato da persone con la mascherina, gli alunni della secondaria di primo grado che quest’anno faranno l’esame, hanno fatto tutto il loro ciclo scolastico nella cornice pandemica, chi farà la maturità viene da un ciclo triennale di complessità dovuto a dad, did, e quant’altro…
Comprensibile un po' di incertezza dei ragazzi, incompressibile che poco si faccia per arginare questa condizione da parte di chi ne ha la responsabilità. Uno strumento invocato dai ragazzi in questa fase è quello dello sportello psicologico. Gli sportelli psicologici, però, spesso sono rappresentati come luoghi burocratici, che non sempre tengono conto della complessità delle dinamiche relazionali all’interno delle scuole. Emerge una scarsa tutela della privacy degli alunni che inibisce l’accesso allo sportello. Occorre implementare lo strumento dello sportello psicologico, riducendo l'aspetto "medicalizzante", aumentando la funzione di supporto alla persona e al lavoro della comunità scolastica. Interessante la proposta di sviluppare una funzione che possono svolgere gli stessi coetanei, attraverso il “peer to peer”. Obiettivo costruire un processo virtuoso tra singoli soggetti e l'intera comunità, l'esperienza del singolo patrimonio di tutti. Questa attività deve essere professionale, curata, integrata col progetto educativo della scuola: va costruita una educazione ai servizi psicologici e al non aver paura di rivolgersi ai servizi. Accanto alla figura dello psicologo introdurre figure che favoriscano i processi relazionali e il racconto del proprio disagio. Utilizzare la scuola anche come spazio di socialità, per questo occorre tenere questi ambienti più aperti e fruibili per i ragazzi. Occorre investire quindi anche nell’ambiente scolastico per renderlo più bello ed accogliente: monitorare gli investimenti sull’edilizia scolastica. Fondamentale la formazione del personale scolastico, a partire dai docenti, che non sempre è ritenuta adeguata sugli aspetti educativi, relazionali, sociali. I ragazzi stessi percepiscono lo scarto fra i docenti del primo ciclo e quelli della secondaria, troppo spesso poco impegnati nella costruzione delle relazioni, ma sempre presi dalle scadenze e dalle procedure della scuola.
L’insieme di queste proposte ci consegna una grande responsabilità: un impegno a realizzarle per rimuovere o attenuare le conseguenze del disagio psicologico. Costruiamo allora questa alleanza fra soggetti che hanno a cuore la realizzazione di questi obiettivi e che insieme possano predisporre una serie di proposte ed iniziative su cui costringere il decisore politico ad investire: facciamo sì che almeno una parte del PNRR davvero sia investito nel futuro delle nuove generazioni, per una nuova scuola davvero accogliente nel senso più ampio del termine.
Alessandro Rapezzi, Segreteria nazionale FLC CGIL