Proteo Fare Sapere ha sottoscritto con convinzione il documento interassociativo per la valutazione formativa e l'abolizione del voto nel primo ciclo che pubblichiamo in allegato. Non ci nascondiamo che l'iniziativa, indirizzata ad una scuola che utilizza quasi esclusivamente il voto nella scala decimale può sembrare provocatoria e fuori tempo. Ma siamo convinti che le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi che frequentano le nostre scuole primarie e medie meritano la “fatica” di ripensare la funzione della valutazione e la ripresa di una riflessione che è stata troncata dal decreto legge n 137 del 1 settembre 2008 che, cancellando di colpo ricerche e formazione sulla valutazione nel primo ciclo, ha reintrodotto il voto numerico.
Non ci fu allora, va detto con franchezza e con amarezza, una reazione della scuola. L'opposizione al decreto si concentrò, giustamente, sul taglio di 8 miliardi di euro in tre anni, senza considerare che dietro la reintroduzione del voto numerico si nascondeva una idea di scuola e di paese: messaggi forti, semplici, chiari, autoritari. E' rimasta negli annali l'intervista del ministro Tremonti dell'agosto 2008: “Quando penso alla scuola penso ad un libro, un maestro, un voto”. Non riprendiamo le motivazioni culturali e pedagogiche del documento che condividiamo, né vogliamo ora ricordare le elaborazioni che hanno caratterizzato la ricerca negli ultimi anni.
Vogliamo sottolineare che il tema da affrontare è quello della valutazione degli apprendimenti. A cosa serve? Perché farla? Come farla? Con quali strumenti? In che rapporto con la valutazione delle competenze? Come promuovere l'autovalutazione da parte degli studenti? In che modo la valutazione può favorire l'autointerrogazione dei docenti, “mettere” in crisi modelli di insegnamento, avviare la ricerca di nuovi metodi? Pensiamo che la valutazione debba essere sempre “formativa”, e quindi capace di accompagnare l'allievo nel suo processo di apprendimento, di farlo diventare consapevole e protagonista, di sostenerlo nella sua ricerca. Ma la valutazione è formativa solo se porta anche nei docenti una riflessione sull'adeguatezza della didattica e del loro intervento.
La valutazione è formativa quando “apre” a domande degli allievi e degli insegnanti. Pensiamo che la valutazione formativa non può non mettere in discussione il modello della lezione frontale come forma prevalente di lezione. Il tema della valutazione degli apprendimenti intreccia inevitabilmente (e opportunamente) quello della valutazione delle competenze, fino a mettere in discussione la “convivenza” di due modelli: quello che si caratterizza oggi prevalentemente sul voto a scala decimale, dove la sufficienza parte dal sei, e quello che esprime in “livelli” l'acquisizione delle competenze.
Abbiamo apprezzato la cm 3/2015, con la quale è stato proposto alle scuole un modello nazionale per la valutazione delle competenze nel primo ciclo che pone fine, finalmente, a quell'ibrido privo di ogni valore scientifico previsto dal decreto 137/2008 (legge 169/2008) e confermato dal DPR 122/2009 che prescrive la valutazione delle competenze “in voti numerici espressi in decimi” ivi compresa l'insufficienza. Avremmo tuttavia preferito che i nuovi modelli sottolineassero meno il contributo della singola disciplina.Nel prossimo anno scolastico l'adozione dei nuovi modelli, dopo la fase di sperimentazione dell'anno scolastico 2014/2015, sarà generalizzata per diventare obbligatoria nel 2016/2017.
Proteo invita i collegi dei docenti ad utilizzarla già da quest'anno sulla base delle linee guida allegate alla circolare ministeriale. Sulla valutazione degli apprendimenti, proponiamo ai dirigenti e ai docenti del primo ciclo di “riprendersi “ con decisione il ruolo che il DPR 275/99 ha assegnato alle scuole con l'autonomia di didattica e di ricerca e di aprire in ogni collegio una riflessione sulla valutazione formativa, perché è a questo che richiama il documento interassociativo.
Ci sembra utile, allo scopo di chiarire il contesto normativo, ricordare che le norme in vigore, a partire dal decreto 137/2008, convertito nella legge 169/2008, per finire al Regolamento sulla valutazione emanato con drp 122/2009 prescrivono il voto in decimi nella valutazione “periodica e finale”, cioè per quella di fine trimestre o quadrimestre e in quella finale. Non vi è alcun dubbio che questa sia la corretta interpretazione delle norme. In corso d'anno non vi è dunque alcun obbligo di utilizzare il voto. Va anche aggiunto che lo stesso Miur, con la circolare n. 10 del 23 gennaio 2009, a proposito del voto in decimi, scriveva: “Il suo uso nella pratica quotidiana di attività didattica è rimesso discrezionalmente ai docenti della classe, in ragione degli elementi che attengono ai processi formativi degli alunni secondo il loro percorso personalizzato”. L'utilizzo di strumenti diversi dal voto decimale è quindi possibile e legittimo.
A noi piace pensare che i “docenti” di cui parla la circolare 10 non siano i singoli docenti ma “i collegi dei docenti” o i “consigli di classe” che si confrontano e sperimentano insieme. Questo proponiamo dunque a dirigenti scolastici e docenti. Firmare il documento “Voti a perdere” è importante perché da forza al dibattito. Ma non basta. Invitiamo i collegi dei docenti di tutti gli ordini di scuola ad aprire una loro ricerca ed una loro riflessione sulla valutazione degli alunni, al termine della quale decidere se continuare con il voto numerico in decimi o sperimentare altri strumenti. In questa riflessione, che appartiene inizialmente ai docenti, sarà necessario coinvolgere anche i genitori.
Invitiamo dirigenti scolastici e docenti a scriverci all'indirizzo segreteria@proteofaresapere.itper comunicarci l'adesione. Inviateci anche contributi e riflessioni sull'argomento. Pubblicheremo volentieri anche esperienze delle scuole che già hanno praticato o praticano la valutazione senza voti decimali.