Ricominciare l’anno scolastico 2021/2022 come quello precedente in DAD/DDI, con i ‘recuperi’ le bolle i banchi distanziati in file ordinate, gli orari ridotti, sedi e classi scoperte e il consueto ballo di supplenti ‘fino ad avente diritto’?
No grazie.
Nonostante le dichiarazioni sulla necessità di risarcire bambine e bambini, ragazze e ragazzi, con una scuola in presenza, garantire il tempo pieno, la copertura dei posti del personale dal 1 settembre, introdurre cambiamenti nel modo di fare scuola aprendo le classi, mettendo la parola fine alla didattica trasmissiva, superare le “classi pollaio” ¹ …si prospetta un prossimo anno scolastico con le stesse criticità del precedente.
Al Presidente del Consiglio, al Governo, al Ministro dell’istruzione chiediamo un forte impegno responsabile per ripartire in condizioni meno disastrose delle precedenti, e fare in modo che l’esperienza vissuta orienti le scelte immediate per affrontare un’eventuale recrudescenza dell’epidemia. Ciò anche in virtù dei dati acquisiti dal MI nel corso di questo a.s. attraverso i numerosi monitoraggi sulla situazione delle scuole (classi sdoppiate, riduzione del tempo scuola,…), ma anche del Rapporto INVALSI del 14 u.s.
È a partire dall’analisi di questi dati, dalle situazioni di ogni singola scuola che va affrontata la riapertura, prevedendo anche il ricorso all’istituto della deroga ad alcune disposizioni normative e ad una ratio, in fase di determinazione degli organici di fatto, non determinata dai soli parametri economici.
L’impegno prioritario in questa fase dovrebbe essere garantire alle scuole da subito migliori condizioni di funzionamento se è vero che la scuola va posta “come base per ogni possibile sviluppo del Paese”².
A tal fine è necessario:
1. agire con provvedimenti d’urgenza in attesa di una revisione normativa dei parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, evitando azioni sconsiderate di dimensionamento;³
2. dare nell’immediato sicurezza alle scuole sull’ “organico Covid”, per permettere in tempi rapidi l’organizzazione del prossimo anno scolastico. Le scuole che nello scorso anno hanno dovuto sdoppiare le classi e formare nuovi gruppi di apprendimento per rispettare
3. ridurre il numero di alunni per le classi di nuova istituzione di ogni ordine e grado, soprattutto nelle zone a maggior rischio di dispersione e abbandono (alla luce dei dati ISTAT e INVALSI);
4. mettere mano ad un piano trasporti: non possono essere presi a pretesto anche quest'anno i trasporti per il rischio sanitario imputato alla scuola. Ancora oggi c'è tempo per un incremento da parte dei comuni di servizi di scuolabus. Dove non fosse possibile l'acquisto dei mezzi, i comuni possono sottoscrivere prima di settembre delle convenzioni con società di trasporto private per la messa a disposizione di mezzi integrativi, provvedendo ad un piano di armonizzazione del traffico con gli altri servizi del territorio. Ma soprattutto, da subito, va organizzata una mobilità casa-scuola pedonale o su due ruote per consentire la mobilità in sicurezza ed autonomia degli studenti attraverso l'istituzione di strade e aree scolastiche e della figura del mobility manager scolastico;
5. sollecitare gli EE.LL in maniera più incisiva per aiutare le scuole a trovare soluzioni di apertura di spazi educativi non confinati nelle aule per evitare sovraffollamenti, orari scomposti e differenziati, tempi ridotti e carichi di studio a domicilio;
6. prevedere misure straordinarie per la copertura dei posti vacanti: la mancanza di un sistema di reclutamento funzionale agli obiettivi didattici delle scuole, gli sporadici concorsi, lo scarso numero di vincitori e i tempi lunghi per la loro assunzione fanno sì che i numeri del precariato nella scuola raggiungano cifre sempre più alte. Siamo usciti da un anno scolastico in cui hanno operato più di 200 mila precari, se non si correrà ai ripari con una legislazione adeguata si parla già per il prossimo della necessità di assumere 240 mila precari.
SI TRATTA DI SEI PUNTI URGENTI CHE RICHIEDONO ATTENZIONE E SOLUZIONI IMMEDIATE
La scuola non può più aspettare, né i tempi lunghi della politica, né quelli delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR.
Meno ancora può aspettare gli effetti del calo demografico che risolverebbe il problema degli organici, del numero di alunni per classe, degli spazi solo per alcune realtà scolastiche; sappiamo infatti che il nostro paese presenta realtà variegate e diversificate e lo stesso calo demografico coinvolge i territori in modo difforme.
Affinché i diritti siano universali e non privilegi è fondamentale, soprattutto in questa fase di grande amplificazione delle disuguaglianze, di compressione e oppressione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che non si continui a fare “parti uguali tra disuguali”.