In questi primi mesi del 2022, il mondo della scuola, dell’educazione, della cultura, ricorderà, nel centenario della nascita, l’indimenticabile figura di Mario Lodi. Maestro, educatore, impegnato dentro e fuori la scuola per affermare i valori della Costituzione e di una scuola per tutti, Mario Lodi continua a parlare alle nuove generazioni di insegnanti.
Quel suo Il Paese sbagliato che conservo nella indimenticabile edizione di Einaudi, resta ancora oggi un “diario di bordo” di una esperienza didattica straordinaria; di una vita intensa che incrocia quella di Don Milani e con lui dialoga, discute, si emoziona, continua a indignarsi per una politica miope che non sceglie la scuola, l’educazione, come valore fondamentale della società.
Anche Proteo Fare Sapere ricorderà con una significativa iniziativa la testimonianza di Mario Lodi, il giorno 4 febbraio 2022 (Mario Lodi maestro della Costitutuzione)
Oggi tuttavia, nell’annunciare questo evento, vorrei ricordare un suo intervento tenuto a Padova, nel 1988, nell’ambito delle manifestazioni per il quarantesimo della Costituzione. Mario Lodi, in quell’intervento, lamentava il disinteresse della società adulta nei confronti dei bambini. Eppure, scriveva, “l’infanzia è il futuro della società”. Lamentava anche che a nessuno fosse venuta l’idea di “riscrivere la Costituzione italiana per i bambini”, ben sapendo, io credo, che anche tra i giovani studenti della secondaria di primo e secondo grado, la conoscenza, lo studio, la riflessione sulla Costituzione fosse ancora un evento raro. Triste dover riconoscere che esistono procedure burocratiche radicate come abitudini, ostinate e ingiustificabili che impediscono alla scuola di adempire alla funzione civile e culturale che proprio la Costituzione le ha indicato. Per questo non dobbiamo demordere dalla ostinazione a riproporre e valorizzare ogni opportunità, come il bellissimo corso di formazione che Proteo Fare Sapere e l’Associazione 25 aprile di Cremona, mettono a disposizione di cittadini, insegnanti, scuole che volessero approfondire anche didatticamente, grazie al contributo di esperti competenti ed appassionati, il testo della nostra Costituzione (A scuola di Costituzione). E insieme, dobbiamo soprattutto riprendere il testimone di Mario Lodi, quella sua carica quasi rabbiosa contro ogni forma di autoritarismo, di oppressione e offesa dei bambini che vive nelle procedure tradizionali, burocratiche, passivizzanti che uccidono la carica di energia e libertà dei piccoli.
Era questo il suo pensiero centrale in quell’articolo: il rapporto adulti-bambini e il suo grido di tornare a parlare del futuro della società. Mi pare un messaggio di straordinaria attualità, considerato che oggi, più che nel 1988, il tracollo demografico segna la vita della società italiana. La pandemia ha aggravato ulteriormente questo quadro: il dato è orami acclamato dall’Istat che ha certificato come la pandemia, con il suo carico di paure, angosce, timori per il futuro, abbia ulteriormente contribuito alla crescita della denatalità. Ma gli effetti ci sono stati anche sui bambini che animano le nostre strutture educative.
Solo adesso, dopo oltre due anni, ci si rende conto che aver deciso misure di sicurezza senza aprire alcuna riflessione sulle conseguenze profonde di natura psicologica, relazionale, cognitiva, affettiva che avrebbero colpito le persone, piccole e adulte, ha prodotto una “pandemia secondaria” grave e inquietante, sulla quale è urgente intervenire per impedire che i malesseri e le difficoltà emersi, finiscano per incidere profondamente sul futuro delle nuove generazioni. Purtroppo, infatti, la pandemia secondaria nella scuola dei piccoli ha preso troppo spesso la forma di didattica direttiva, autoritaria, unidirezionale; una didattica spesso senza corpo e senza voce, densa di rigidità, ordini, comandi, imposizioni. Forse un po’ di curiosità generativa, di creatività sia pure nelle condizioni possibili, sarebbe vitale per i piccoli e anche per gli adulti che sono loro accanto. Quella stessa creatività di cui Mario Lodi ci lascia una eredità tutta da riproporre e amplificare oggi in un momento in cui proprio la “sua “creatività (che , come è noto, non è spontaneismo) può essere una risorsa preziosa per convivere con la pandemia e contrastarne gli aspetti più inquietanti.
“Una società senza futuro?” si chiedeva per l’appunto Mario Lodi, pensando all’infanzia del nostro Paese e alla miopia del ceto politico di governo. A distanza di 32 anni, quella domanda interroga ancora tutti noi e la responsabilità della politica.
Dario Missaglia