FORUM VENETO DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI DELLA SCUOLA
AIMC, ANDIS, CIDI, LEGAMBIENTE SCUOLA E FORMAZIONE, MCE, PROTEO FARE SAPERE, ANFIS, ADI
LEGGE 107/2015 DELEGA SULLA VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI DEL PRIMO CICLO
Osservazioni e proposte del Forum Veneto
Da quanto apprendiamo dai giornali il gruppo di lavoro che sta predisponendo il decreto legislativo sulle nuove modalità di valutazione nel primo ciclo, come previsto dalla legge 107/2015, c. 181, starebbe lavorando per introdurre alcune novità significative:
abolizione dei voti e loro sostituzione con le lettere A, B, C, D, E, dove A sta per il pieno raggiungimento degli obiettivi;
abolizione della bocciatura nella scuola primaria e criteri che in qualche modo definiscano come eccezionale la bocciatura nella scuola secondaria di primo grado, come già avviene nella primaria;
la prova Invalsi agli esami di licenza media non sarebbe più valutata come prova d'esame: lo ha confermato il sottosegretario Faraone nella conferenza di presentazione dei risultati delle prove INVALSI 2016.
Usiamo il condizionale perché, a parte la dichiarazione sopra citata, abbiamo solo notizie da stampa e riviste specializzate. Di più non si sa e questo è un problema.
Non si conoscono ufficialmente i nomi dei componenti il gruppo, né sul decreto sarà chiesto il parere del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, l'organo collegiale di più alto livello che rappresenta la scuola, perché il comma 192 della legge 107 ha previsto che sui provvedimenti attuativi della stessa legge il legislatore possa evitarlo.
Sul merito del provvedimento in elaborazione e sulla base delle sole anticipazioni di stampa, il Forum Veneto delle Associazioni Professionali della scuola, che sulla valutazione degli studenti ha elaborato nella primavera scorsa un corposo documento con il quale proponeva alle scuole, stante la normativa in vigore, di non adottare il voto nel corso dell'anno, esprime queste
CONSIDERAZIONI
a) L'abolizione dei voti in tutto il primo ciclo è un fatto positivo. Già molte delle Associazioni del Forum avevano aderito al documento promosso dal MCE, “Voti a perdere”, con il quale si argomentavano le ragioni per cui il voto numerico è del tutto inadeguato a realizzare la valutazione formativa.
b) L'utilizzo delle lettere A, B, C, D, E al posto del voto numerico non risolve tutti i problemi legati ad un deficit di valutazione formativa ma costituisce certamente un passo avanti:
- le lettere possono esprimere in modo più adeguato i progressi dell'allievo;
- sembrano più coerenti con la valutazione formativa;
- evitano le “micidiali” medie di fine quadrimestre;
- la lettera E è meno negativa per l’autostima dei voti sotto il cinque.
c) Con la CM 3/2015 è stata introdotta nel primo ciclo di istruzione la certificazione delle competenze, da rilasciare al termine della classe quinta della scuola primaria e della classe terza della secondaria di primo grado. Essa rappresenta, su esplicito invito delle Linee guida, un’occasione per la scuola di ripensare il proprio modo di procedere, orientando gli studenti a utilizzare “gli apprendimenti acquisiti nell’ambito delle singole discipline” all’interno di un più globale processo di crescita individuale. Le nuove modalità di valutazione attualmente allo studio dovrebbero collocarsi in tale orizzonte.
d) Le fonti a nostra disposizione sul nuovo documento di valutazione nel primo ciclo citano cinque lettere A, B, C, D, E, in sostituzione dei voti numerici in scala decimale. Da queste fonti non emerge tuttavia il rapporto tra le cinque lettere e i quattro livelli della certificazione (A avanzato, B intermedio, C base, D iniziale). Noi riteniamo che ci debba essere una reale complementarietà dei due strumenti sia in senso sostanziale (il profilo da raggiungere è un’articolazione di competenze delle quali le conoscenze sono componenti integranti) che cronologico (il documento di valutazione degli apprendimenti viene rilasciato in itinere, la certificazione delle competenze nei due momenti terminali della scuola primaria e del primo ciclo). Ci interroghiamo in particolare sul senso della lettera E, a fronte della sua assenza nel documento di certificazione delle competenze.
e) Per quanto a nostra conoscenza, continueranno dunque a coesistere due strumenti: la certificazione delle competenze che certifica competenze pluri/inter disciplinari situate in contesti, e il documento di valutazione che valuta alla scadenze intermedie apprendimenti disciplinari e comportamenti. Appare chiaro comunque che questi apprendimenti disciplinari non possono essere solo astratti e che i comportamenti non possono essere separati dalle competenze sociali e civiche, in quanto entrambi costituiscono le componenti attive della competenza.
f) Riteniamo positivo che anche nella scuola secondaria di secondo grado la “bocciatura” sia considerata un fatto eccezionale, da motivare adeguatamente: nella preadolescenza le ragazze e i ragazzi, laddove siano in difficoltà di apprendimento, hanno più necessità di essere accompagnati con percorsi personalizzati e finalizzati anziché sanzionati.
g) La prova Invalsi costituisce oggi una delle sei (sei!, sono solo quattro all'esame di stato del secondo grado) prove d'esame di licenza media, e uno dei sette “voti”, con quello di ammissione, la cui media matematica determina quello di uscita dalla scuola media. Condividiamo la proposta di non farne prova di esame, mentre riteniamo vada mantenuta ai fini non solo statistici ma come strumento di “misurazione” che le singole scuole possono utilizzare per la valutazione della loro attività.
Sulla base di queste considerazioni, avanziamo alcune
PROPOSTE
Sul metodo.
1) Riteniamo necessario che il decreto legislativo sia sottoposto al parere del CSPI. Il comma 192 della legge 107/2015 dice che il suo parere “non è richiesto” ma non vieta di farlo. La legge 107, come noto, è stata approvata dal parlamento senza un serio confronto con le Associazioni professionali cioè con il mondo della scuola e sta avendo attuazione con tempi e modalità che a volte rischiano di “adempiere adempimenti” più che introdurre innovazioni di qualità. Ma la valutazione degli alunni è momento troppo delicato nelle attività di insegnamento, “precede, accompagna e segue i percorsi curricolari” recitano infatti le Indicazioni Nazionali 2012. Proponiamo quindi un momento di ascolto delle Associazioni Professionali prima della emanazione del testo. Analogo ascolto dovrà essere attivato sulle modalità di svolgimento dell’esame di Stato della scuola secondaria di secondo grado.
2) Chiediamo siano resi pubblici i nomi dei componenti del gruppo di lavoro, operazione di trasparenza a nostro avviso necessaria.
Sul merito.
3) Dobbiamo ricordare che più volte negli ultimi decenni sono state modificate le norme sulla valutazione e che non sempre tali cambiamenti sono stati accompagnati da un adeguato piano di formazione. Citiamo solo il decreto 1 settembre 2008 n. 137, convertito in legge 30 ottobre 2008, n. 169, che reintroduceva il voto numerico nel primo ciclo e prescriveva addirittura il voto numerico anche per la certificazione delle competenze. Al di là delle valutazioni delle nostre associazioni, alcune delle quali decisamente contrarie al voto espresso in numeri, e tutte contrarie per ragioni evidenti in letteratura alla certificazione delle competenze in numeri, dobbiamo rilevare che nessuna azione formativa venne avviata dal Ministero. Questo errore, gravissimo, non va ripetuto. Chiediamo quindi che già nel corso del prossimo anno scolastico venga avviato e finanziato un piano di formazione per tutti i dirigenti scolastici e i docenti del primo ciclo. Gli istituti scolastici dovrebbero poi presentare il cambiamento in modo chiaro e convinto alle famiglie.
4) Se diamo un giudizio positivo sull'abolizione del voto numerico, riteniamo che l'introduzione di una scala letterale vada esplicitamente accompagnata da indicazioni sul processo valutativo affinché esso sia
formativo (gli insegnanti ne traggono indicazioni per interrogarsi e rimodulare la loro azione formativa);
aperto al contributo degli alunni (che si autovalutano e co-valutano);
quali-quantitativo;
sensibile ai progressi degli alunni.
5) La normativa attuale rende cogente l'utilizzo del voto numerico solo in sede di valutazione periodica e annuale, consentendo ai docenti in corso d'anno ogni altro strumento ritenuto adeguato. Analogamente sarebbe utile esplicitare che è affidato ai collegi dei docenti, e non ai singoli docenti, la decisione di utilizzare anche in corso d'anno la scala letterale o altri strumenti comunque alternativi al voto. Nel primo caso, utilizzando sempre la scala letterale, vi sarebbe più coerenza comunicativa, a condizione di avere ben chiaro che, data la natura delle lettere, che evidenziano un percorso, non è logicamente ammissibile la “media”. Nel secondo caso, i collegi dei docenti potrebbero elaborare e sperimentare altri strumenti, meno rigidi, capaci di sostenere il processo valutativo in itinere, probabilmente più utili per una didattica laboratoriale.
6) Dovrebbe essere superata la divaricazione tra valutazione degli apprendimenti e certificazione delle competenze chiarendo il rapporto tra le lettere del documento di valutazione e i livelli della certificazione delle competenze. Riteniamo che il disegno complessivo debba essere orientato più sulla certificazione delle competenze che sulla valutazione delle discipline. Particolare attenzione va secondo noi rivolta al fatto che nella certificazione non è prevista “l'insufficienza”, in quanto la competenza, anche minima, è sempre positiva: il livello D della certificazione infatti certifica che “l’alunno/a, se opportunamente guidato/a, svolge compiti semplici in situazioni note”. A nostro avviso questo medesimo principio di potenzialità, espresso nella certificazione dall’aggettivo “iniziale”, deve caratterizzare il livello della lettera D del documento di valutazione degli apprendimenti attualmente in fase di rielaborazione. La lettera E, nel caso sia confermata come “insufficienza”, deve prevedere l’esplicitazione degli apprendimenti non raggiunti e l’attivazione delle opportune misure di recupero da parte della scuola.
7) Pensiamo che l’esito dell'esame di stato del primo ciclo possa essere declinato in termini di competenze, affidando ad una relazione la descrizione delle eventuali difficoltà nella conoscenza delle discipline. Ciò potrebbe rendere più agevole il passaggio alla scuola secondaria superiore che, nel primo biennio, già dovrebbe lavorare come completamento dell'obbligo decennale di istruzione, ai sensi del DM 139/2007.
Giunti a questo punto ci interroghiamo sulla reale utilità del rilascio di entrambi i documenti nei due momenti terminali della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione, a favore dell’ipotesi di adottarne uno solo, la certificazione delle competenze, che dovrebbe essere coerente con la valutazione attuata nelle tappe valutative in itinere.
In conclusione, ci auguriamo che anche questo passaggio importante sulla valutazione coinvolga sempre di più non solo la scuola e gli studenti ma “il pensiero” del paese sulla scuola, affinché la valutazione contribuisca anche a far crescere la cultura democratica e della partecipazione.