Sulla questione esame di Stato 2022, il Ministro Bianchi ha collezionato un altro pesante insuccesso. Non ci riferiamo in particolare alla questione della discussa e discutibile seconda prova; crediamo che una maggiore attenzione alle meditate raccomandazioni del CSP, avrebbe evitato al Ministro nuove e diffuse contestazioni e un isolamento politico sempre più imbarazzante.
L’errore più clamoroso, non recuperabile a posteriori, è stata tuttavia l’incapacità di capire che, prima delle norme, la cosa più importante da fare fosse incontrare gli studenti e ascoltarli.
Arriva infatti alla conclusione del ciclo secondario quella leva di studenti che ha incrociato fin dal terzo anno l’inedita esperienza della pandemia che tanti effetti secondari ha determinato nei giovani, nel loro modo di vivere, relazionarsi, apprendere. Forse questo Esame di Stato avrebbe potuto costituire l’occasione per una riflessione e una meta-documentazione da studiare e approfondire in futuro, fuori da una ritualità mai come oggi irriproponibile.
Un’occasione per indagare e studiare il fenomeno della pandemia nella sua estensione globale e nei suoi rapporti con i modelli economici e produttivi, i sistemi sanitari, le culture e i sistemi politici del globo. Un’occasione anche per rilanciare il senso più profondo dell’apprendere facendo delle testimonianze scritte e orali, il “diario” collettivo di una generazione di giovani di un tempo da non dimenticare: quel crescere insieme che già apre al mondo adulto e a una nuova fase della vita. Concentrarsi sull’ossessivo ritorno “alla normalità”, ai punteggi, alle prove, piuttosto che sulla esperienza di una anormalità che ha prodotto sofferenze sconosciute e insieme orizzonti sia pure controversi di nuove forme di apprendimento, suona come un’occasione perduta, smarritasi nei meandri burocratici di Viale Trastevere. Come se la pandemia non ci avesse insegnato anche questo: che si studia per la vita, con la passione per ciò che si muove nel mondo, per comprendere e vivere di più questa realtà complessa e non per un voto in più su un diploma. E che l’emozione per l’esame di Stato altro non è che un appuntamento con se stessi, la propria responsabilità, un cambiamento atteso. Mai come in questa fase.
Dario Missaglia
15 febbraio 20222