Le associazioni professionali AIMC, CIDI, MCE, PROTEO FARE SAPERE si augurano che la conclusione dell’anno scolastico possa coincidere con il ritorno a scuola delle alunne e degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
Questo potrà accadere se l’efficacia della campagna vaccinale sarà in grado, insieme alle necessarie cautele, nonché all’aggiornamento dei protocolli di sicurezza, di determinare il mantenimento delle condizioni di ripresa graduale delle attività scolastiche.
Intanto il governo, nell’ambito degli interventi di sostegno in corso di definizione, si accinge a incrementare i fondi per le istituzioni scolastiche (L.440/97) ed altre risorse disponibili (PON 2014-2020), al fine di promuovere una campagna per la “scuola estiva”.
È sicuramente una scelta importante che deve essere gestita con molta attenzione e chiarezza.
La scuola, nel corso di due anni scolastici, ha pagato un prezzo rilevante a una gestione che non è riuscita, né a livello centrale, né a livello locale, ad individuare le modalità per una strategia complessiva che consentisse di ridurre al minimo la sospensione delle attività didattiche in presenza.
I nodi critici dei trasporti e dei tracciamenti nelle scuole sono rimasti sostanzialmente irrisolti. L’autonomia delle scuole, didattica ed organizzativa, sulla quale da subito sarebbe stato necessario investire per un’articolazione organizzativa del fare scuola modulabile e flessibile, capace di fare il debito distinguo all’interno delle realtà regionali e territoriali, è stata disattesa in modo clamoroso dai centralismi di diverso tipo che hanno determinato la chiusura della scuola in modo generalizzato indipendentemente dalle situazioni locali. Inoltre, ancora oggi non si hanno certezzesu come ministero e governo intendono procedere nel garantire le condizioni indispensabili per la ripartenza dell’a.s. 2021-2022 in merito a organici, concorso straordinario, precariato.
Il ritorno a scuola è auspicabile ed essenziale per riavviare una speranza di vita educativa nuova, per prendersi cura delle ferite che questi mesi terribili hanno lasciato nei nostri piccoli e nei nostri giovani, non solo negli apprendimenti scolastici, ma soprattutto nella fase delicatissima della loro crescita come persone attive e resilienti in una comunità educativa consapevole.
Per questo, la possibile riapertura della scuola in estate consegna alla scuola tutta e alla società territoriale, un impegno comune e straordinario per dare vita a esperienze di comunità ricche di opportunità educative, sociali, di vita di gruppo, di proattività. Per affermare una fase nuova, guardando con fiducia alla proposta di questa nuova esperienza di “scuola estiva” che è una novità assoluta, eccezionale, perché è eccezionale e inedita questa fase storica.
Un progetto per la cui realizzazione bisogna dare valore all’autonomia scolastica, alla responsabilità di chi dirige e lavora nelle scuole. Lasciamo che siano le scuole a prendere in mano le operazioni di fine anno per una valutazione formativa conclusiva che terrà conto di una esperienza di vita di ragazzi-e, irripetibile e molto delicata. Non si può pensare che si riprenda come se nulla fosse accaduto e che si tratti semplicemente di recuperare “il programma non svolto”.
La vera emergenza e la grande positività del ritorno a scuola è la ripresa della socialità, dell’incontro, del ritrovarsi insieme per rielaborare con cura ed attenzione, un vissuto difficile; è ristabilire relazioni dopo tanti contatti a distanza, vissuti molto spesso con difficoltà e fatica. È ricostruire il tessuto lacerato del territorio, costruire ponti con associazioni, cooperative, gruppi di volontari, in un nuovo clima di condivisione, cooperazione necessario per andare oltre l’emergenza, ponendo al centro delle politiche scolastiche di territorio e dell’autonomia scolastica il valore di solidarietà e l’etica della responsabilità.
Spetta dunque alla scuola, alla sua capacità di progetto, ai docenti che lo vorranno, cogliere l’occasione inedita per ridare anima sociale al territorio attivando processi di progettazione condivisa con i soggetti sociali disponibili. Questo anche per evitare che i finanziamenti si disperdano in tanti rivoli che non si incontrano, o che diventino una partita di giro della scuola ad altro soggetto che svolgerà le attività.
Una progettualità che:
• parta dalla scuola e dalla sua riflessione pedagogica sulle condizioni concrete di bambine-i e studentesse-i;
• permetta di uscire dalle aule e dagli spazi scolastici per invadere i quartieri, le piazze, le risorse fisiche e umane del territorio;
• coinvolga bambine-i e studentesse-i sin dall'immaginazione delle esperienze da realizzare insieme, in quanto protagonisti - e non clienti - di una comunità integrata in cui scuola e territorio ascoltano, dialogano, traducono in pratiche di educazione attiva il senso autentico di una responsabilità pubblica condivisa.
Questo è il significato dei patti territoriali che occorrerà realizzare, ben sapendo che in un clima di partecipazione, di ritrovata socialità, è anche possibile ritrovare il piacere dell’apprendere e “recuperare” in tal modo anche abilità e competenze compromesse dalle difficili condizioni dei mesi scorsi.
Le associazioni professionali della scuola AIMC, CIDI, MCE, PROTEO FARE SAPERE, nel comprendere il valore civile e democratico dei nuovi spazi educativi che si rendono possibili, intendono impegnarsi per sostenere l’impegno delle scuole autonome e dei diversi soggetti del territorio, non per un prolungamento dell’anno scolastico, né come anticipo del prossimo ma come opportunità di una fase-ponte che allarghi lo sguardo educativo a tutte le dimensioni umane, sociali e cognitive che ricreino vissuti di comunità aperti al futuro.
In tal senso non riparte solo l’Italia ma riparte la scuola come perno centrale per il futuro del Paese.
Roma, 20 aprile 2021