L’iniziativa del 20 ottobre, promossa dalle Associazioni Aimc, Cidi, Mce e Proteo Fare Sapere, ha dato volto e significato a un soggetto unitario che, senza smarrire le identità di ciascuno, ha deciso di prendere la parola proprio nel momento in cui si insedia il governo di destra (perché di questo si tratta) in Italia.
Lo ha fatto in una relazione dinamica e propositiva con una parte del mondo accademico; scelta importante perché una nuova relazione tra i saperi della scuola e i saperi dell’Università appare da subito fondamentale per riprendere in modo qualificato il tema della formazione iniziale e in servizio del personale docente. Siamo ovviamente consapevoli che resta una parte del mondo accademico che agisce come corpo separato, rivendicando il proprio specialismo come rifugio di antichi privilegi. Ma queste resistenze sono destinate a crollare di fronte alla esigenza della conoscenza della complessità, senza la quale non governeremo i difficili processi che abbiamo davanti a noi.
Abbiamo tenuto questa manifestazione politica e professionale senza che alcuno dei promotori annunciasse “Io sono…”, “Io mi chiamo…”. Abbiamo messo al centro un “NOI” per indicare una comunità professionale perché è nella comunità che le storie individuali prendono significato e diventano solidarietà. Una comunità che vuole fondarsi su nuovi legami di solidarietà e democrazia e praticarli nel territorio e con le forze vive del territorio.
La democrazia esige vicinanza, partecipazione, collaborazione, empatia, solidarietà, non competizione distruttiva. L’autonomia è una risorsa per unire; se qualcuno dovesse usarla per dividere, si assumerà la responsabilità di un conflitto molto aspro anche con le associazioni professionali.
La democrazia esige eguaglianza, non meritocrazia. La meritocrazia è la copertura ideologica delle diseguaglianze; in tal senso è la negazione del merito stesso perché lo considera un valore assoluto che non esiste, salvo nell’ideologia del “capitale umano” e del valore della competizione come successo.
La democrazia non ha prospettive senza la pace e chi educa è deontologicamente contro la guerra. Oggi più che mai, per chiedere con forza all’Unione europea la ricerca di una via negoziale al conflitto in Ucraina, che consenta al più presto il cessate il fuoco come premessa per una trattativa di pace.
La democrazia è ridare una speranza ai giovani, per il loro futuro, assumendo come terreno prioritario delle politiche i temi dell’ambiente, del clima, della pace, del lavoro sicuro e stabile, del diritto alla formazione per tutta la vita, a partire da un sistema di istruzione pubblico accessibile a tutti.
Nei prossimi anni la sfida che attende l’Italia e l’Europa, anche come verifica del buon uso dei fondi del PNRR, sarà la realizzazione di nuovi ambienti di apprendimento capaci di realizzare l’inclusione, ovvero l’opportunità per tutti e per ciascuno, di trovare il proprio percorso di crescita e realizzazione. Una sfida molto difficile e complessa ma decisiva per l’affermazione di nuovi indispensabili diritti.
Che le Associazioni professionali abbiano assunto questi orizzonti è un bel segno di speranza.
Dario Missaglia
24 ottobre 2022