Il Ministro Bianchi ha istituito la commissione che dovrà definire le indicazioni e redigere le linee guida per le scuole che vogliano attivarsi per il contrasto alla dispersione scolastica e per il superamento dei divari territoriali in relazione allo stanziamento di 1.5 miliardi di euro previsto dal PNRR con questo obiettivo.
Le associazioni professionali AIMC, CIDI, MCE, PROTEO FARE SAPERE esprimono preoccupazione per l’assenza del mondo della scuola a questo livello di responsabilità.
L’inclusione e l’equità rischiano di restare riferimenti poco concreti se la scuola non è tra i protagonisti e gli insegnanti e gli studenti non sono coinvolti sin dall’impostazione e strutturazione delle coordinate in cui progettare le azioni necessarie al cambiamento.
Le azioni che dovrebbero combattere la dispersione e l'abbandono richiedono visione pedagogica ed esperienza della realtà scolastica e andrebbero costruite a partire dal riconoscere il ruolo propositivo e la responsabilità delle autonomie scolastiche.
La centralità della scuola, a cui tutti fanno appello, resta un’affermazione retorica nel dibattito pubblico se poi le cornici significanti della programmazione sono affidate a comitati di esperti che non hanno, o non hanno più, una prossimità operativa con la quotidianità delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
Certo la scuola va spinta verso il cambiamento e non può farcela da sola, ma nessuno può illudersi di farcela senza la scuola, pensandola come oggetto di intervento terapeutico dall'esterno.
Le riforme e gli investimenti previsti dal PNRR devono essere l’occasione per porre le basi di quella trasformazione del sistema scolastico necessaria a fare della scuola un presidio di democrazia, coerente e dialogante con tutti i soggetti che si occupano di scuola e formazione del cittadino all’interno dei territori.
Tuttavia, affinché sia finalmente praticata la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la scuola non va considerata un “malato inerme incapace d’azione”, ma messa nelle condizioni di esercitare il suo ruolo. Diversamente si corre il rischio di rispondere alla crisi con una logica unicamente emergenziale incapace di produrre i cambiamenti necessari ad eliminare le condizioni (strutturali e pedagogiche) che determinano l’insorgere di dispersione e abbandoni.
Pertanto, sollecitiamo il Ministero a intraprendere un processo di consultazione delle parti sociali rappresentative del mondo della scuola e a inaugurare un tavolo di confronto autentico che includa i soggetti necessari, senza escluderne nessuno, per realizzare quel cambiamento di cui abbiamo tutti bisogno.
La Commissione istituita dal Ministro Bianchi per la definizione di un piano di intervento per il contrasto della dispersione scolastica, apre a mio parere uno scenario molto preoccupante.
I segnali si erano visti in diverse circostanze ma in questo caso la fotografia è nitida. Al di là di alcune personalità ben visibili, la rappresentanza di interessi per nulla solo culturali, presente in maniera prevalente nella commissione, è del tutto visibile. Quel terzo settore aggressivo di cui abbiamo detto in diverse circostanze, esce allo scoperto con il sostegno attivo del Ministro. Ecco a dove conduce la categoria della “povertà educativa”: la scuola diventa oggetto delle politiche contro la dispersione anziché essere soggetto e parte attiva.
Questa distorsione culturale è persino più grave della commissione in sé perché sospinge la scuola ai margini, la spinge a essere passiva, a mettersi in attesa del salvatore di turno. E invece la dispersione esige centralità del progetto che nasce nella scuola, dalle sue migliori risorse ed è capace di irradiarsi nel territorio in cui vanno cercate le alleanze e i patti possibili.
Per queste ragioni trovo importante la dichiarazione congiunta delle associazioni professionali; l’auspicio, anche grazie a quanto potrete fare sul territorio, è che essa aiuti la politica che vuole occuparsi di scuola a riprendere la parola. Proteo Fare Sapere continuerà a fare la sua parte.
Dario Missaglia