Roma, 10 novembre 2021
“È solo la lingua che fa eguali”
Così scrivevano i ragazzi di Barbiana in quella indimenticabile Lettera a una professoressa che ha fatto conoscere loro e Don Milani in tutto il mondo. L’apprendimento della lingua come conquista necessaria per affermarsi come cittadini in grado di partecipare alla vita civile, sociale e politica del Paese.
Per essere domani lavoratori in grado di far valere i propri diritti e assumere le proprie responsabilità.
E avevano ragione. Da allora non c’è stato studio o ricerca che non abbia confermato come competenza linguistica e democrazia siano fortemente connesse. Lo sviluppo e l’apprendimento della lingua è infatti un processo che investe la persona fin dalla prima infanzia e ne segna lo sviluppo lungo tutto il corso della vita. Pensieri, emozioni, passioni, valori, vivono nelle forme che prendono attraverso la lingua scritta e parlata. Scrivere, ancor più, sottende riflessione, rielaborazione, adattamento e cura dei pensieri in ragione dei diversi contesti/testi comunicativi.
Pertanto sarebbe un errore accogliere la proposta di abolire la prova scritta di lingua italiana nell’esame di Stato.
Comprendiamo il disagio e la tensione di tanti studenti che si avviano a concludere il ciclo dopo oltre due anni in cui la scuola ha dovuto pagare il prezzo della pandemia. È a questo disagio che bisogna rispondere e c’è ancora il tempo utile. Stando vicini agli studenti con un progetto non solo di sicurezza sanitaria ma anche di aiuto e sostegno psicologico e didattico, offrendo loro un potenziamento di quelle attività importanti per giungere con maggiore sicurezza e tranquillità all’appuntamento conclusivo. Questo è l’impegno che l’amministrazione deve assumere per rispondere alle richieste degli studenti e alla preoccupazione di tanti docenti.