di Massimo Baldacci, presidente nazionale Proteo Fare Sapere
Il XXV aprile non è solo un giorno del ricordo, è anche una promessa. Non si celebra soltanto la liberazione dell’Italia dai nazifascisti, si rinnova anche la prospettiva di una più vasta e profonda liberazione degli esseri umani, di un’emancipazione politica, sociale ed esistenziale.
Dopo che le disfatte del secondo conflitto mondiale ebbero portato alla caduta di Mussolini, l’Armistizio dell'8 settembre provocò una profonda crisi dello Stato. Con la costituzione del Comitato di liberazione nazionale (Cln) iniziava però la grande pagina etico-civile della Resistenza.
Di fronte allo sbandamento etico-politico che aveva investito il Paese (Crainz, Storia della Repubblica), una parte degli italiani ebbe la forza morale e il coraggio di scegliere la Resistenza contro gli occupanti nazisti e i loro sodali fascisti (Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza). Per molti fu una scelta etico-esistenziale ancora prima che politica, come suggeriscono romanzi quali Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino (il dialogo tra il comandante della brigata partigiana Ferriera e il commissario politico Kim: “Questo è il significato vero della lotta […] Una spinta di riscatto umano […] da tutte le nostre umiliazioni”), e Primavera di bellezza di Fenoglio (il dialogo tra il tenente dei partigiani Geo e Johnny, quando quest’ultimo decide di unirsi a loro dicendo: “Io ho visto Roma e laggiù è stato uno schifo […] È per questo che salgo sul suo camion, tenente”). La percezione di questa responsabilità etica e politica da parte non solo di gruppi intellettuali, ma di molte persone di estrazione popolare era un fatto nuovo nella storia d’Italia. E a questo si deve aggiungere che la Resistenza poté contare sull’appoggio della maggior parte della popolazione, anche se in molti casi solo passivo (Lepre, Petraccone, Storia d’Italia dall’Unità a oggi).
La Costituzione italiana è nata dal concorso delle grandi forze politico-sociali che animarono il Cln (Comitato di liberazione nazionale), e che promossero la Resistenza: quella socialista-comunista, quella liberaldemocratica e quella cattolica. Nel processo costituente si confrontarono le differenti visioni ideologiche e culturali di queste forze, giungendo alla elaborazione di un nucleo comune al di là delle loro differenze. La nostra Costituzione è così al tempo stesso pluralistica e unitaria. Pertanto, l’approvazione della Costituzione da parte dell’Assemblea (avvenuta il 22 dicembre del 1947), e la successiva firma del Capo dello Stato (il 27 dicembre 1947), ha sancito un patto politico-sociale che ha dato vita alla nostra Repubblica democratica e antifascista. La Costituzione era una rivoluzione promessa (Calamandrei). Un grande progetto di sviluppo civile e democratico del Paese.
Così, il XXV non festeggiamo soltanto la liberazione dai nazifascisti, rinnoviamo anche la promessa dell’emancipazione di tutte le donne e di tutti gli uomini del nostro Paese.