La notizia sella sentenza del Tar del Lazio sul decreto 180 relativo al “nuovo PEI” nella scuola, è passata quasi tra le cronache minori di questo, ancora una volta, complicato inizio d’anno scolastico.
Quella sentenza invece, per i temi espliciti e impliciti sui quali interviene, merita una particolare attenzione: non solo perché lascia le scuole alle prese con una gestione non semplice, aggravata da un intervento ministeriale debole e confuso, ma anche perché aiuta a riaprire una riflessione che sembra restare su uno sfondo oscuro. Ci riferiamo a quella che noi abbiamo definito la deriva medicalizzante delle politiche dell’inclusione che da anni sta modificando in profondità le politiche dell’integrazione scolastica e il ruolo stesso della scuola, dei dirigenti, dei docenti e del loro intervento didattico.
Quella deriva, in un silenzio che va rotto al più presto, sta modificando il modo di pensare alla disabilità, al disagio sociale, al ruolo che la scuola deve avere per realizzare nei fatti i diritti di tutti. Una sorta di naturalismo che registra i dotati e i meritevoli, i meno dotati e coloro che non meritano, sembra passivamente occupare lo spazio pedagogico/didattico dell’intervento della scuola. E pratica questo approccio con un sistema sempre più articolato e complesso di microinterventi compensativi e riparatori: dall’incremento incessante delle ore di “sostegno” alla domanda di assistenti di rinforzo, a benefici e agevolazioni per la famiglie. Una personalizzazione invasiva non solo della disabilità, ma anche del disagio sociale ridotto a fatto individuale e sintomo di problema sanitario. E sono le diagnosi sanitarie, in crescita continua, a disegnare i contorni dell’intervento delle istituzioni. Rischiamo così una scuola oggetto di politiche e culture pensate altrove, lontana da quegli obiettivi ambiziosi che la legge 517/77 aveva sancito: una scuola che abbia cura di tutti i bambini e che non dispensi cure e terapie pensate altrove.
Su tutto questo e sulla densità educativa e pedagogica di questo processo, ci aiuta a pensare la riflessione di Raffaele Iosa che abbiamo già pubblicato nella nostra rassegna Cts. Uno stimolo forte a riprendere in mano, dal versante pedagogico certo, ma anche dal versante politico e sindacale, la questione dell’inclusione scolastica con la passione e i valori che ritroviamo nelle sue parole. Gliene siamo grati.
Di seguito i link agli articoli
“Nuovo PEI” annullato: azzeccagarbugli e scuole in difficoltà, di Raffaele Iosa
Il tempo della scuola, il tempo della disabilità, di Raffaele Iosa