Lettera di risposta alla nota del presidente Dario Missaglia "È tempo di un cantiere per la scuola"
Caro Dario,
ho visto la tua nota su Proteo sulla scuola che dovrebbe essere. Mi piace molto l'ipotesi di una nuova forma didattica, ma temo che non ci sarà né i il prossimo anno né più in là nel futuro. La ragione è che non ci sono soldi a sufficienza per fare nuovi edifici, classi meno numerose, laboratori e spazi attrezzati opportunamente. Nella nostra storia non ci sono mai stati soldi a sufficienza per la scuola e noi insegnanti elementari fino a qualche decennio fa ci siamo accontentati di fare scuola in tutte le situazioni. Le mie prime esperienze di insegnante le ho fatte in stanze ricavate in appartamenti privati, in ex stalle e fienili. Era la Calabria ed era la Sicilia del dopoguerra. Ma anche Roma del boom economico non scherzava per doppi turni e ristrettezze. Come direttore ho avuto classi ospitate in garage in paesi vicini alla capitale e negli anni Settanta, quando negli stessi luoghi si spendevano milioni per il calcio, le auto, le canzonette, ecc. Tutta colpa dei governanti? Non lo so. Il mio rovello è che anche la nostra abnegazione di andare a portare l'alfabeto in tutti i luoghi abbia contribuito a creare nella gente l'illusione che a fare buona scuola basta un buon maestro e nient'altro. Naturalmente per le scuole secondarie, una volta riservate alle classi superiori, il discorso non vale.
L'idea comune era che per i futuri dirigenti si dovesse spendere.
Parlo di storia, si capisce. E questo non fa venir meno la mia antica voglia di una scuola per tutti, ricchi e poveri, futuri dirigenti e futuri operai, una scuola "ricca", di funzioni, di attività, di opportunità formative multiformi, di successi, di gioia.
Perciò sono con te e con le battaglie di Proteo.
Per quello che posso a questa età.
Alberto Alberti