Il nuovo Pei nella difficile costruzione di percorsi di inclusione
Presentazione di Dario Missaglia dell'articolo di Raffaele Iosa
Il tema dell’inclusione interroga tutti noi e interroga in particolare il mondo della scuola. Quella scuola che abbiamo cercato, nel corso degli anni, di rendere sempre più aperta, democratica, coerente con la Costituzione repubblicana. Tutti ricordiamo l’art.3 ma non sempre riflettiamo sul fatto che quegli ostacoli da rimuovere cambiano continuamente e richiedono nuovi pensieri, nuove elaborazioni, nuove sfide da affrontare. L’inclusione è una di queste grandi sfide e lo è in maniera lacerante perché si pone nel momento in cui subiamo da anni un modello sociale che ha fatto della crescente esclusione uno dei suoi fondamenti. Viviamo dunque la contraddizione tra un mondo giuridico in cui siamo tutti progressivamente un “po’ più uguali” e una realtà sociale in cui aumentano le diseguaglianze, i pregiudizi, le forme di esclusione. Questa contraddizione non può rimanere irrisolta; aggredire le diseguaglianze, i processi di esclusione, l’abbrutimento culturale che alimenta pregiudizi e barriere, appartengono a quei nuovi ostacoli che bisogna rimuovere.
In particolare non possiamo accettare che le diseguaglianze diventino una malattia: effetti da curare con interventi compensativi e consolatori e relegare nell’ambito sanitario. Con questa chiave, vogliamo rileggere la storia della integrazione degli alunni con disabilità nella scuola pubblica. Una storia iniziata negli anni ’70, che non sono stati solo “anni di piombo”. Anni di intense lotte sociali e culturali, di conquiste fondamentali. La legge 517, per tanti aspetti una legge “generativa”, sancì la fine della esclusione dei bambini con disabilità e ne assicurò l’ingresso nelle aule della scuola pubblica. Una conquista straordinaria che ha fatto e continua a far parlare bene, di noi, nel mondo intero.
Ma a che punto è la strada dell’inclusione? Che cosa è successo i questi anni in cui le logiche del mercato, del primato dell’individualismo, hanno segnato le relazioni sociali, le dinamiche educative, l’idea di genitorialità?
Proteo dedicherà alla ricerca di queste risposte una sua iniziativa di riflessione e studio, lungo il percorso verso la Conferenza di programma. Il testo di Raffaele Iosa, persona di scuola con una lunga esperienza sul campo dell’inclusione e autorevole componente del Comitato tecnico scientifico di Proteo nazionale, offre spunti interessanti per questa ricerca e ci aiuta nel frattempo a capire potenzialità e criticità del nuovo e complesso Pei destinato a incidere sui processi all’interno e all’esterno della scuola. Un testo denso, complesso, di non facile praticabilità e lettura da parte del personale della scuola e dei genitori. Un testo che chiederà momenti di formazione sul campo e di conquista di una lettura “autonoma” da parte dei soggetti che fanno scuola. L’elaborazione di Raffaele ci offre pensieri e proposte, di cui gli siamo grati, che non mancheremo ulteriormente di approfondire con lui e con altri contributi e punti di vista.
Il nuovo PEI. Tra rose e spine. E un dulcis in fundo
Raffaele Iosa
Il “nuovo PEI” previsto dal DM 182/2020, con annesse corpose “Linee Guida”, è una cosa seria. Seria e complessa perché il Ministero (di concerto col MEF) ha messo insieme molte questioni, alcune delicatissime, realizzando ben più di un semplice adattamento del PEI come strumento di programmazione, ma toccando vaste altre questioni connesse: l’uso dell’ ICF, il calcolo delle risorse di personale, fino ai temi della valutazione, anche con l’interessante debutto del tema della transizione alla vita adulta nell’istruzione superiore.
Un’operazione vasta di restyling da leggere bene, con molta (a volte pesante) scrittura, che tocca non solo la disabilità ma l’intero fare scuola. Spesso questi temi sembrano specialistici e tecnicamente difficili, almeno per gli insegnanti curricolari, e rischiano di restare cosa di nicchia. Per questo cercherò qui di esprimere con un linguaggio il più accessibile possibile un mio commento tecnico sia su questioni generali che analitiche sui punti più “caldi”.
Esprimo da subito una mia valutazione d’insieme: è un lavoro di spessore, con aspetti importanti di innovazione (le rose) ma contiene anche alcuni vizi e assenze (le spine) che rischiano di produrre per lo più l’ennesima “grida manzoniana” di come dovrebbe essere l’inclusione (ce ne sono state molte in passato), con attese di qualità che potrebbero essere difficilmente mantenute.
Ne scrivo qui criticamente ma in modo propositivo sulla base della mia esperienza professionale pedagogica, scientifica, amministrativa, a livello locale, nazionale, internazionale.
per continuare a leggere vedi allegato